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È bene che i consumatori prestino grande attenzione
alle proposte di realizzazione di impianti fotovoltaici domestici sui loro tetti da molti venditori .
Sappiamo ormai da tempo che vengono fatte alcune offerte “standardizzate” a potenziali acquirenti che considerare “fuori mercato” è un eufemismo.
Acquirenti ignari dei reali prezzi in discesa di questa tecnologia possono realmente incappare in offerte, spesso corredate da qualche collegamento con marchi energetici celebri, che vanno solo a vantaggio del “venditore”. Non possiamo chiamare altrimenti questi soggetti, o queste società cui fanno capo, perché non possiamo considerarli corretti professionisti del settore, com’è la stragrande maggioranza degli operatori presenti in Italia.
Un professionista dovrebbe invece prestare attenzione non solo ai consumi annuali elettrici del cliente, ma anche ai loro profili di consumo giornaliero e mensile e ad altri diversi particolari, prima di presentare un’offerta.
Questi “venditori” che raccontano un po’ di tutto ai loro potenziali committenti (ad esempio, “la tua bolletta è troppo cara e con il FV non la pagherei più”, “ti ripaghi l’investimento in due o tre anni”, eccetera), non fanno altro che mettere in cattiva luce una tecnologia che è sempre più matura e che ha ridotto in questi anni in maniera drastica i suoi costi. In una parola rischiano di danneggiare il mercato, così come aziende e professionalità serie, oltre che le tasche di alcune famiglie.
Come proteggersi allora da queste proposte indecenti? Riassumiamo alcuni concetti basilari.
Oggi la scelta più conveniente è sempre dimensionare l’impianto su misura dei propri consumi elettrici.
L’impianto fotovoltaico va quindi “cucito su misura” dell’utente: a parità di consumi, basterà un impianto più piccolo, e dunque meno costoso, per chi vive dove c’è più sole. Ad esempio, una famiglia che consumi 4.000 kWh/anno, se vive al Sud dovrebbe optare per un impianto da circa 2,75 kWp, mentre la stessa utenza al Nord dovrebbe preferire un impianto da 3,5 kWp.
Nello stimare la produzione dell’impianto, oltre che della latitudine e della radiazione solare disponibile il progettista terrà conto di altri fattori. Ad esempio bisogna vedere se il tetto è esposto perfettamente a Sud e se permette di installare i moduli con la giusta inclinazione. Uno scostamento di 90° a est od ovest causa una riduzione del 20% della produzione su base annuale. Per l’inclinazione del tetto una buona produzione è garantita, in media, da una del 30%.
Consideriamo anche che si può dimensionare l’impianto in modo da coprire i consumi elettrici previsti per il futuro, ad esempio con l’installazione di pompe di calore elettriche, di condizionatori o di piastre ad induzione per la cottura.
Altro aspetto da considerare, come detto, è massimizzare l’autoconsumo: utilizzare direttamente, senza farla passare per la rete, quanta più possibile dell’energia prodotta dall’impianto FV. L’energia usata direttamente, infatti, sostituisce quella prelevata dalla rete ed è conveniente perché su questa non si pagano gli oneri di sistema e di rete.
L’autoconsumo di una famiglia è dell’ordine del 25-40%. Ma si può aumentare questa quota, e dunque risparmiare di più grazie al FV, spostando nelle ore più soleggiate tutti quei consumi elettrici ‘gestibili‘, come lavastoviglie, lavatrici e asciugatrici. Esistono anche sistemi di domotica capaci di coordinare i carichi (consumi) con la produzione istantanea dell’impianto FV.
Per concludere, ricordiamo a tutti di diffidare da chi offre preventivi standard senza un vero sopralluogo e un’attenta analisi dei consumi presenti e futuri dell’utenza